TENSEGRITÀ: un viaggio all’interno della struttura in Osteopatia

Dott.Paolo Tozzi MSc Osteopathy, DO, Fisioterapista 

Direttore Didattico ASOMI Accademia Osteopatia 

Nell’articolo che segue, Paolo Tozzi, Direttore della Didattica ASOMI tratta uno dei concetti più affascinanti dell’osteopatia, quello della Tensegrità. Il dott. Tozzi ci accompagna quindi in un viaggio all’interno della struttura in Osteopatia.

Dalla realtà subatomica a quella cosmica, passando per l’organismo umano, esiste una continuità ‘strutturale’ dalle precise relazioni geometriche. Tale continuità si articola in specifici rapporti tensionali tra i suoi costituenti, in grado di generarne la forma nello spazio e il comportamento (biologico o meno) in risposta agli stimoli ambientali. Ma non solo. Essa sembrerebbe in grado di produrre campi informazionali sotto forma di suono, luce e vibrazioni elettromagnetiche di vario tipo ed intensità, che funzionerebbero da substrato fisico allo scambio ultraveloce di dati sia a livello locale che non locale, come pure allo sviluppo dei vari livelli di coscienza individuale, nonché al mantenimento di una ‘memoria’ collettiva, utile all’evoluzione delle specie.

Dall’atomo all’universo intero, si estende un ‘campo di coscienza’ in forma di vibrazioni coerenti, capace di contenere quantità pressoché infinite di informazioni nei suoi diversi piani di organizzazione, incluso il corpo umano.

Il nostro apparato muscolo-scheletrico assolve il compito di una preziosa impalcatura a contenimento e sostegno dei vari organi interni, oltre a svolgere la funzione motrice per l’espletamento dei movimenti.

Allo stesso modo, ogni cellula è dotata di un citoscheletro, ossia di un sistema ‘scheletrico’ costituito da 3 elementi fondamentali: microtubuli, microfilamenti, filamenti intermedi. 

Essi si distribuiscono su tutto il territorio cellulare, fornendo supporto ai vari organelli, come mitocondri e lisosomi, e non solo. Infatti, il citoscheletro è organizzato come una vera e propria tensostruttura, ossia come un’architettura capace di auto-stabilizzarsi 

tridimensionalmente in risposta alle forze interne ed esterne agenti su di essa.     

Nell’ambito dell’architettura, il concetto di ‘tensegrità’ venne introdotto per la prima volta negli anni ’60 del secolo scorso da Buckminster Fuller. Quest’ultimo stravolse il concetto classico di strutture in comprensione continua, ossia di tutte quelle costruzioni – come un palazzo o una colonna – che si ergono verticalmente, e in cui ogni elemento costituente (ad esempio il mattone) scarica il proprio peso su quello inferiore e così via fino al suolo, in una modalità di compressione continua appunto.

Secondo i principi di tensegrità, invece, le strutture vengono realizzate in tensione continua (da cui il termine ‘tensegrità’, ossia ‘integrità tensionale’). In questi modelli strutturali, gli elementi rigidi in compressione non si toccano tra loro ma sono sospesi dalla continuità degli elementi elastici in tensione, il che garantisce flessibilità e stabilità dell’intera struttura alle forze agenti su di essa, nonché  la capacità di auto-stabilizzarsi in risposta ad ogni variazione tensionale tra i suoi costituenti.

Negli anni ’90 del secolo scorso, il biologo americano Donald Ingber scoprì una forte similitudine tra il citoscheletro e una tensostruttura. Da allora, diversi studi fino ai giorni d’oggi hanno dimostrato che l’organizzazione e il comportamento cellulare sono di fatto di natura tensegritiva; ossia, è presente una discontinuità degli elementi in compressione (i microtubuli, paragonabili alle barre che fluttuano in una continuità degli elementi in tensione (microfilamenti e filamenti intermedi, rappresentati dai costituenti elastici. Il risultato è una struttura auto-stabilizzante, determinata dalla continuità strutturale dei suoi costituenti che scaricano vicendevolmente forze compressive discontinue e forze tensionali continue.

Infatti, la forma della tensostruttura è data dall’equilibrio dinamico tra le barre discontinue che ‘spingono’ il sistema verso l’esterno, e la rete elastica continua che lo ‘tira’ verso l’interno. Allo stesso modo, i microtubuli esercitano un’azione centrifuga sulla membrana cellulare (ossia la membrana che delimita i confini e i margini della cellula), mentre i microfilamenti e filamenti intermedi vi applicano una forza centripeta.

Di conseguenza, ogni forma che la cellula assume in ogni singolo istante, compresa quella dei suoi organelli interni, non è affatto casuale, ma determinata da un preciso e temporaneo equilibrio dinamico tra forze tensionali continue e forze compressive discontinue, agenti tra i suoi costituenti. In un’organizzazione simile, ogni singolo stimolo meccanico applicato in qualsiasi punto e direzione determina una risposta globale dell’intera struttura la quale riassesta la propria geometria di conseguenza. 

Dalla loro formulazione ad oggi, i principi tensegritivi hanno trovato una rapida applicazione in ambito biologico, fino all’organismo umano, che di fatto viene ormai considerato un sistema gerarchico di strutture tensegritive innestate: dall’atomo alla molecola, dalla molecola alla cellula, al tessuto, all’organo, all’apparato fino al corpo intero…ogni forma è il risultato temporaneo di un equilibrio tensionale tra le masse costituenti. Queste ultime sono discontinue tra loro, come i protoni e gli elettroni in un atomo, o un cluster e l’altro di molecole d’acqua, o un mitocondrio e un nucleo della cellula, o un fegato e uno stomaco nell’addome; eppure ad ogni livello permangono rapporti di continuità tensionale come i campi elettromagnetici nell’atomo, i legami covalenti nell’acqua, i microfilamenti nella cellula, il tessuto connettivo nel corpo.

Ad oggi sappiamo che la morfo-struttura di atomi di carbonio, molecole d’acqua, proteine, virus, fiori e di altri sistemi naturali riflettono proprietà tensegritive a tutti gli effetti. 

La loro geometria non è casuale, essa si basa sul triangolo, così caro ai Greci per la qualità di esibire il minor numero di costituenti possibili e allo stesso tempo massime proprietà di stabilità e flessibilità.  In natura, la base dei rapporti triangolari si articola in sistemi sempre più complessi fino all’icosaedro ed oltre, rivelando geometrie frattaliche e relazioni matematiche di tipo non-lineare, ma comunque predicibili in termini di probabilità.

 

Il sistema solare stesso è composto da pianeti come elementi in compressione discontinua (che spingono il sistema verso ‘l’esterno’ e quindi l’entropia), e dai loro rispettivi campi rotazionali e gravitazionali in veste di linee tensionali continue, che mantengono il sistema verso il ‘centro’ e ‘l’ordine’. 

 

Perfino in una società, ogni membro rappresenta un elemento discontinuo che mira all’entropia, all’indipendenza e all’autodeterminazione (esercitando quindi forze centrifughe di disgregazione), mentre i diversi interessi culturali ed economici, i parametri linguistici, storici, religiosi, nonché i rapporti affettivi e le relazioni famigliari giocano il ruolo delle forze tensionali continue che mantengono il sistema stabile e coeso. 

Di qualunque natura sia il sistema tensegritivo, qualsiasi tipo di variazione nei suoi costituenti o nella relazione tra essi determina un riassestamento globale dell’intera struttura, con un conseguente cambiamento comportamentale della medesima.

Torniamo ora al livello cellulare. È ormai noto che il citoscheletro è in continuità non solo con le cellule limitrofe ma soprattutto con la matrice extracellulare, e quindi con quello spazio che si estende al di fuori della membrana cellulare, ricco fra l’altro di glicosamminoglicani, fibre collagene, elastiche e reticolari. 

Il collagene, in particolare, presenta un’organizzazione alquanto affascinante, a partire dalle sue unità base, chiamate tropocollagene. Le molecole di tropocollagene, infatti, sono state scoperte essere organizzate come un reticolo cristallino e con una simmetria periodica quasi esagonale, mentre le fibre collagene stesse presentano uno spazio periodico, chiamato D-spacing, che garantisce regolarità di distribuzione a diversi livelli di gerarchia strutturale del tessuto connettivo.  

 

Poiché le fibre collagene mantengono una continuità strutturale con la membrana cellulare, 

si vengono a creare vere e proprie ‘linee di forza’, di una geometria periodica ben precisa, che rappresentano un continuum strutturale tra il mondo intra ed extra cellulare, in grado di collegare potenzialmente ogni parte del corpo ad ogni nucleo cellulare! Tali linee sono in grado di ‘percepire’ forze di tensione e compressione e di trasmetterle potenzialmente lungo l’intera estensione dell’organismo. E non solo….

 

Questo sistema, oltre ad avvertire, trasmettere e distribuire forze meccaniche dal livello macro a quello microscopico e viceversa, è altresì in grado di trasdurle in segnali chimici fondamentali per le funzioni vitali della cellula e dell’intero organismo. Il fenomeno, conosciuto come trasduzione meccano-chimica, è di recente acquisizione nel mondo scientifico e piuttosto complesso nei suoi molteplici aspetti e implicazioni. 

 

Sostanzialmente, all’interno e all’esterno della cellula, possono avvenire diversi tipi di variazioni di tensioni (come quelle fisiologiche prodotte da movimenti quotidiani, posture, attività sportive; oppure patologiche come quelle causate da infiammazioni e infezioni, aderenze cicatriziali). Tali variazioni tensionali determinano cambiamenti dell’equilibrio tensionale del citoscheletro, che cambia di forma conseguentemente, generando un’attivazione di proteine a cascata che aderiscono al suo interno. 

 

Queste proteine, a loro volta, sono in grado di innestare specifiche risposte geniche a livello del DNA, il quale offre la codifica per vari procedimenti biologici adattativi allo stimolo iniziale. Pertanto, modifiche tensionali generano cambiamenti conformazionali a livello del tessuto e della cellula, producendo reazioni chimiche e conseguenti attivazioni geniche specifiche, che sono alla base di una miriade di risposte biologiche adattative, come ad esempio la riproduzione cellulare, la rigenerazione tissutale, la sintesi proteica, la risposta immunitaria etc etc.

La scoperta di questo fenomeno ha avuto, negli ultimi anni, un impatto rivoluzionario sulla comprensione dei meccanismi che sottostanno agli effetti benefici di molte terapie manuali, che per quanto diverse nei nomi e nella forma, applicano comunque di fatto solo forze di trazione o compressione sui tessuti. Tali forze fisiche, come sopra descritto, possono essere trasdotte nell’arco di 24-72 ore, in risposte chimiche specifiche, con effetti sia locali che globali. Quindi, molti degli effetti terapeutici di un trattamento manuale possono essere veicolati da questo processo di trasduzione meccano-chimica mediato dalla matrice intra ed extra cellulare. Fra l’altro, non solo la forza di tensione applicata sui tessuti, ma anche la durata, la direzione, la frequenza e il ritmo della forza stessa sembrano essere variabili importanti che incidono sulla risposta tessutale e cellulare.

 

Alcuni studi hanno poi dimostrato che il citoscheletro possa funzionare come vere e proprie corde di chitarra, tese tanto quanto la risultante tensionale tra l’ambiente intra ed extra cellulare. Infatti, sottoposte alle forze pulsanti del ‘motore’ metabolico cellulare, che produce e consuma energia nei suoi processi ossidativi o meno, tali ‘corde’ citoscheletriche vibrerebbero a frequenze specifiche, in base al tessuto a cui la cellula appartiene, a seconda del contesto tensionale locale e generale in cui sono innestate, e in risposta ad altri fattori non ancora ben codificati. In medicina riabilitativa, infatti, è noto da tempo che il tessuto osseo, nervoso e muscolare, ad esempio, hanno frequenze biologiche diverse e qualora vengano applicati determinati campi elettromagnetici su di essi, è possibile elicitare stimoli per la rigenerazione o la crescita tessutale. 

 

Tornando alle frequenze del citoscheletro, si è osservato che esse siano in grado di rilasciare non solo calore, ma anche fononi, ossia suoni (non udibili all’orecchio umano), come pure fotoni (da 1 a 1000 fotoni x s-1 x cm-2), quindi forme di luce presenti nello spettro ultrasottile (380-780 nm) delle onde elettromagnetiche. L’abilità dei tessuti di trasmettere onde sonore è strettamente correlata alla loro elasticità, nonché all’organizzazione micro-strutturale delle fibre collagene nella matrice. Più il tessuto è fibroso come nel caso di malattie croniche, oppure edematoso come nel caso di infiammazioni acute, più la distribuzione delle onde sonore viene alterata, ossia deviata nel primo caso e rallentata nel secondo.

 

Invece, il campo fotonico (di luce) emesso sembrerebbe in costante cambiamento e influenzato dai processi metabolici della cellula, nonché dalle condizioni generali e dalla vitalità dell’individuo. Recenti studi hanno perfino dimostrato che tale campo funzioni come piattaforma di scambio informazionale tra le cellule, nonché come strumento di regolazione per varie attività come la crescita tessutale o la divisione cellulare. Una proprietà che è stata dimostrata venire alterata o compromessa da condizioni di stress e di elevato stato ossidativo, come pure ri-bilanciata da pratiche diverse come la meditazione.

 

I campi biofotonici emessi dal corpo umano sono stati misurati sistematicamente dal ricercatore Popp e colleghi e dimostrati essere radiazioni di origine non termica, pienamente coerenti e delocalizzati e soprattutto in grado di funzionare come sistema di comunicazione intercellulare, di regolazione per la sintesi proteica e la replicazione del DNA. È stato calcolato che simili campi informazionali siano in grado di condividere dati alla velocità di trilioni di bit al secondo, a confronto degli 11 milioni al secondo processabili da un ordinario sistema nervoso, limitato dall’attivazione di un recettore, dai tempi della conduzione elettrica dello stimolo e dell’elaborazione centrale del cervello.

 

Riassumendo quindi, l’equilibrio tensionale di un sistema biologico, basato su un’organizzazione tensegritiva, non solo sarebbe correlato alla risposta chimica e al conseguente comportamento adattativo, ma anche a campi fononici e fotonici dal ruolo regolativo ed informazionale di varia natura. 

Parallelamente, studi di Del Giudice e Tedeschi hanno dimostrato che l’acqua nei tessuti presenta anch’essa oscillazioni in coerenza in grado di rispondere al campo elettromagnetico dell’ambiente circostante e perfino di trasformarlo in alta coerenza sotto forma di vortici elettronici. Questi campi oscillatori di coerenza elettromagnetica, mediati dall’acqua nei tessuti, sembrerebbero preziose fonti di informazioni per la regolazione di varie funzioni vitali della cellula e dell’organismo, come la sintesi proteica e il riconoscimento cellulare.  Inoltre, gli studi di Pollack hanno dimostrato che quando l’acqua si associa alle proteine mostra una struttura ed uno schema cristallografico che sembrerebbe essenziale per il trasporto energetico di protoni, elettroni e ioni idrogeno, sensibili a variazioni di temperatura, livelli di pH, campi elettrici e magnetici. Questo farebbe del corpo umano un vero e proprio conduttore solido-liquido nonché un generatore cristallografico di energia ed informazioni!

 

Il biologo Sheldrake ha portato tale concetto dei campi informazionali ancora oltre, estendendolo all’evoluzione di una specie e allo sviluppo dell’universo intero. Secondo la sua teoria dei campi morfogenetici, quando un numero sufficiente di molecole assume una determinata configurazione, tutte le molecole successive, anche in tempi e spazi diversi, acquisiscono la medesima forma. Una volta che una molecola si organizza in un pattern, esso sembra influire sui patterns simili. 

 

La teoria di Sheldrake suppone che, se l’individuo di una specie impara un nuovo comportamento, il campo informazionale morfogenetico cambia, mentre grazie ad uno stato di risonanza morfica, per via vibrazionale, la nuova informazione acquisita si trasmette all’intera specie. Pertanto, tali campi d’informazione interagiscono l’un l’altro, localmente così come non-localmente, mostrando qualità di sensibilità, flessibilità e adattabilità nel ricevere, processare e trasmettere informazioni.

 

Secondo la ricercatrice Maria Caterina Feole, applicando le idee di Sheldrake allo sviluppo degli stati di coscienza, le cosiddette forme-pensiero sarebbero in grado di fungere da calamita verso altre forme-pensiero simili, attirando persone con caratteristiche analoghe. Si suppone che i campi morfici non riguardino solo le trasformazioni di forme viventi o minerali, ma forse anche la possibilità di sequenze di avvenimenti complessi, nonché l’esistenza di una risonanza tra tutti gli esseri viventi. Le esperienze di esseri passati lasciano tracce morfiche che influenzano le esperienze attuali; allo stesso modo, la risonanza morfica che agisce nel presente fa sì che l’esperienza di ogni uomo influenzi la coscienza collettiva. 

 

In conclusione, esiste una continuità strutturale dall’atomo all’universo, che riflette un equilibrio tensionale dinamico e autostabilizzante, in grado di vibrare a diverse frequenze in base agli stimoli interni ed esterni, capace di emettere suoni e luce, i quali formano campi elettromagnetici informazionali di varia natura, in grado di trattenere e scambiare dati e memorie a livello sia individuale che collettivo, con funzioni regolative sul comportamento del sistema e l’evoluzione dei suoi costituenti

 

Russell Targ sostenne che viviamo in un universo olografico e non-locale. Ogni piccola parte riproduce il tutto, un micro-sistema riproduce un macro-sistema e ogni sistema è connesso agli altri attraverso il proprio campo informazionale, che altro non è che un campo di coscienza. 

 

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