Cos’è l’osteopatia?

La nascita dell’osteopatia risale alla fine del 1800 e oggigiorno si presenta come una disciplina ampiamente riconosciuta e nota a livello mondiale. Nel nostro paese è cresciuta progressivamente dalla fine degli anni ’70, riscuotendo un sempre maggiore interesse e riscontro dai chi vi si sottopone con ottimi risultati relativi alla promozione del proprio benessere fisico. Uno degli aspetti che ha saputo attirare di più la curiosità del pubblico riguarda naturalmente le sue potenzialità per la salute e il benessere psicofisico. Eppure, essendo in Italia un settore ancora relativamente nuovo, è necessario identificare i professionisti correttamente preparati e competenti. Iniziamo dunque a capire a quando risale la nascita dell’osteopatia e di cosa si tratta.

La nascita dell’osteopatia: le origini

Come dicevamo, l’osteopatia non è una disciplina sviluppatasi solo recentemente. La nascita dell’osteopatia risale alla fine dell’Ottocento e si deve ad Andrew Taylor Still, un medico americano originario del Kansas che sviluppò la disciplina a seguito di una profonda crisi personale e in relazioni ai sistemi di cura medica rudimentali e spesso pericolosi che prendevano luogo durante il periodo in cui viveva. La vita di Still era infatti rimasta particolarmente segnata da una serie di eventi negativi legati all’esercizio della pratica medica tradizionale. Professionalmente, aveva prestato servizio come medico durante la guerra civile del suo paese, assistendo spesso come impotente testimone agli orrori degli scontri. Sul piano personale, invece, aveva patito quella stessa profonda sofferenza di fronte alla morte della propria moglie e dei propri figli a causa di diverse malattie. Entrambe le esperienze, molto traumatiche, lo spinsero a perdere fiducia nell’approccio medico del tempo, a rivederne i limiti e a cercare soluzioni differenti, alternative o integrative. Il risultato di questa ricerca fu la nascita dell’osteopatia.

La nascita dell’osteopatia: lo sviluppo

Still coniò il termine “osteopatia” nel 1889 e fondò la prima scuola ad essa dedicata, l’American School of Osteopathy (ASO), appena pochi anni dopo, nel 1892, nella cittadina di Kirksville, in Missouri. La crescita d’interesse nei confronti di questa disciplina fu presto esponenziale. Iniziarono ad arrivare persone desiderose di provare i trattamenti da ogni luogo del paese e la scuola, che nel 1895 registrava appena 27 iscritti, ne contò 700 entro la fine del secolo. Still fu omaggiato con l’installazione di una statua nella piazza della cittadina americana. Da lì in poi, la scienza osteopatica iniziò a diffondersi lentamente su scala globale, giungendo in Italia un secolo dopo, nel 1979.

Cos’è l’osteopatia?

L’osteopatia è una disciplina che si concentra sul ruolo che il sistema muscolo-scheletrico in equilibrio e con le altre componenti corporee, concorra nella determinazione del benessere di una persona. Alla base dell’osteopatia vi è una profonda conoscenza scientifica dell’anatomia e della fisiologia umana. L’osteopata mette in pratica le sue conoscenze attraverso un approccio manuale. Nel concreto, va ad interagire con il sistema muscolo-scheletrico, miofasciale, craniale e viscerale di un soggetto per trattarne le eventuali disfunzioni di natura strutturale e funzionale. Obiettivo dell’osteopatia non è trattare la singola problematica. Essa mira piuttosto a individuare la disfunzione che ha determinato un disequilibrio nel corpo del soggetto, così da poter intervenire per ripristinare lo stato armonico del corpo nella sua totalità. Per questa ragione, i trattamenti osteopatici non interessano soltanto i disturbi del sistema muscolo-scheletrico, ma anche quelli relativi, ad esempio, al sistema stomatognatico, alla componente fasciale, al sistema digestivo, al sistema nervoso e neurovegetativo o a quello circolatorio.

I principi chiave dell’osteopatia

L’osteopatia moderna si fonda ancora sugli stessi principi cardine che lo stesso Still aveva codificato nel lontano 1874. Vediamoli insieme. Il primo principio vede il corpo come un’unità. Come già indicato, l’osteopata non si concentra sulla singola fonte di malessere. Si preoccupa piuttosto di ristabilire lo stato di benessere del corpo nel suo insieme. Muscoli, ossa e organi interni sono elementi strettamente collegati attraverso i centri nervosi della colonna vertebrale. Il tutto si ricollega in seconda battuta all’ambiente circostante, che quindi riveste una sua particolare rilevanza. Perché vi sia benessere, è necessario che ogni singolo componente funzioni in maniera corretta. Il secondo principio cardine riguarda la relazione tra struttura e funzione. Secondo Still, infatti, ogni funzione del nostro organismo opera in maniera puntuale solo se adeguatamente sorretta dalla struttura portante. È quando vi è un’alterazione in questo equilibrio e relazione che si verifica una “disfunzione osteopatica”. Quel che accade è che, di fronte alla perdita di un assetto idoneo del sistema muscolo-scheletrico, il corpo cerchi di compensare tale neogenerato squilibrio attraverso un adattamento che, in ultima analisi, non contribuisce a uno stato di benessere dell’organismo. Secondo il terzo principio alla base dell’osteopatia, il corpo possiede dei meccanismi di “autoregolazione” e “autoguarigione”. Il corpo è quindi di per sé una macchina innatamente perfetta. Per questa ragione, presenta al suo interno dei sistemi che, senza che vi sia una consapevole espressione di volontà in questo senso, sono in grado di ricondurre l’individuo allo stato di salute. Il solo compito dell’osteopata è dunque quello di ristabilire le vie di comunicazione all’interno dell’organismo e in questo modo contribuire al ripristino del suo punto di equilibrio. Come sosteneva Still, “il lavoro dell’osteopata consiste nell’aggiustare il corpo portandolo dall’anormalità alla normalità; dopodiché la condizione anomala cede il posto alla condizione normale e la salute ne è il risultato”. Scopri come diventare osteopata!

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