UGO DE MARIA Osteopatia e Emicrania
Rational
Strategia di ricerca
Revisione e critica
- Gruppo sottoposto a OMT e terapia farmacologica;
- Gruppo sottoposto a terapia SHAM e terapia farmacologica;
- Gruppo sottoposto a terapia farmacologica.
Lo studio è randomizzato, condotto in doppio cieco e i soggetti reclutati sono 46.
Le sedute di trattamento sono state 4 a cadenza bisettimanale, la durata è stata di 30 minuti nel gruppo soggetto a inibizione sub-occipitale e di 20 minuti nel gruppo di controllo.
I sintomi dell’emicrania sono stati valutati con il test d’impatto sulla cefalea (HIT-6), la disabilità con scala MIDAS e la qualità della vita con scala SF-36.
Entrambi i gruppi sono stati valutati prima del trattamento, dopo 1 settimana e alla fine del trattamento.
La variazione dei dati ottenuti attraverso la scala HIT-6 e MIDAS è stata maggiore nel gruppo sottoposto ad inibizione sottoccipitale, però interessante notare che entrambi i gruppi hanno avuto una riduzione del punteggio HIT-6 (p<0,001), dei punteggi MIDAS (p<0,005). La qualità della vita misurata con scala SF-36 è migliorata solo nel gruppo sperimentale sottoposto ad inibizione sottoccipitale.
In conclusione, in questo articolo si dimostra che sia le tecniche di inibizione sub-occipitale sia le tecniche di trattamento dei trigger point mio-fasciali hanno un impatto positivo su vari aspetti sintomatici dell’emicrania.
In questo lavoro non si misura però nel tempo gli eventuali effetti di questo trattamento, inoltre non viene rispettata una delle caratteristiche dell’osteopatia fondamentali, cioè la personalizzazione del trattamento nei riguardi di ogni paziente, quindi questo studio può essere considerato un buon lavoro rispetto alla terapia manuale e un po’ meno se si parla di Osteopatia.
Anche se i lavori presi in considerazione dimostrano una buona efficacia dell’Osteopatia e delle terapie manuali nella cura dell’emicrania sicuramente il trattamento d’elezione rimane quello farmacologico, quindi diventa interessante verificare se questi trattamenti manuali possono aiutare i pazienti a limitarne l’assunzione.
In questa direzione va il lavoro di Gandolfi (2018) che associa l’assunzione di onabutulinumtoxina a scopo preventivo con trattamento dei trigger point miofasciali cervico dorsali.
Lo studio pilota veniva effettuato in doppio cieco con due gruppi paralleli.
I soggetti coinvolti sono stati 22, divisi in due gruppi in modo randomizzato. Il gruppo sperimentale riceveva un trattamento manipolativo cervico dorsale sui TP di 30 minuti una volta a settimana per 4 settimane, l’altro gruppo era sottoposto a stimolazione TENS del trapezio superiore.
Un componente dello staff valutava in modo cieco i risultati prima, durante e dopo un mese dal trattamento.
Si è così potuto verificare che il consumo totale di farmaci analgesici ed antinfiammatori era significativamente migliorato nel gruppo sottoposto a trattamento manuale rispetto al gruppo TENS.
In conclusione, si può affermare che il trattamento manipolativo di TP miofasciali può ridurre l’uso di farmaci in soggetti emicranici, con notevoli vantaggi sia di costi che di contenimento di effetti collaterali indotti dai farmaci stessi. I risultati sono stati buoni anche solo con questo approccio di trattamento dei TP, potrebbero essere stati ancora migliori con un tipo di trattamento osteopatico più moderno e più completo.
Nella stessa direzione va uno studio americano di Schabert & Crow (2009) che conferma e potenzia i risultati dell’articolo citato sopra.
Partendo dal presupposto che l’emicrania è molto diffusa negli USA con conseguenti importanti spese sanitarie questi autori hanno verificato se il trattamento osteopatico poteva ridurre questi costi. La metodologia consisteva nel confrontare le cartelle cliniche di soggetti emicranici ricoverati in una clinica di medicina allopatica classica e altri ricoverati in una struttura sanitaria in cui si effettuavano anche trattamenti osteopatici in associazione alle cure tradizionali.
Sono state prese in considerazione le cartelle cliniche di 631 pazienti e dall’analisi dei dati è risultato che il costo medio nella gestione dei pazienti ricoverati nella clinica osteopatica era il 50% inferiore rispetto a quella tradizionale (195,63$ rispetto a 363,84$). Differenza dovuta esclusivamente all’uso minore di farmaci. Nessuna differenza significativa è stata osservata tra i due gruppi di pazienti rispetto a gravità ed intensità del dolore.
Da questo lavoro si deduca che il trattamento OMT per i pazienti affetti da emicrania cronica riduce in modo importante il costo delle terapie. Aspetto da non sottovalutare in un momento storico in cui le risorse da destinare alla sanità sono sempre inferiori. L’emicrania colpisce statisticamente di più il sesso femminile e influenza in modo grave la qualità della vita di molte donne.
In uno studio clinico randomizzato (Voigt, et al., 2011) sono state prese in considerazione 42 donne con emicrania cronica e divise in due gruppi, uno di intervento ed uno di controllo.
Il gruppo sottoposto a trattamento osteopatico ha ricevuto un trattamento OMT di 50 minuti personalizzato a cadenza bisettimanale per 10 settimane, il gruppo di controllo non ha ricevuto nessun trattamento e entrambi i gruppi hanno continuato con la propria cura farmacologica.
I risultati sono stati valutati tramite l compilazione di 3 questionari: prima del trattamento e 6 mesi dopo. Il gruppo sottoposto a trattamento osteopatico ha avuto un miglioramento statisticamente significativo riguardo all’intensità del dolore, nella qualità della vita nonché nel numero di giorni di invalidità. Problema di questo lavoro e non è stato preso in considerazione il possibile effetto placebo, sarebbe stato opportuno sottoporre il gruppo di controllo ad un trattamento sham.
Un altro protocollo di studio, attualmente ancora in corso, è quello di Odell (Odell, Clark, Hunnisett, Ahmed, & Branney, 2019). In questo lavoro vengono prese in considerazione pazienti di sesso femminile portatrici di emicrania cronica (almeno 8 giorni al mese), sintomatologia spesso refrattaria a trattamento farmacologico standard. I soggetti coinvolti son 64, divisi in due gruppi. Un gruppo sottoposto a trattamento farmacologico più protocollo OMT (5 sedute in 3 mesi da 30 minuti) composto da manipolazioni vertebrali cervico dorsali e trattamento dei tessuti molli ed un gruppo di controllo sottoposto a trattamento farmacologico standard, i risultati di questo lavoro però non sono ancora stati resi noti.
Interessanti i risultati di uno studio italiano (Adragna V. et al, 2015) eseguito su un numero limitato di persone (8 soggetti) in cui si evidenzia la presenza in tutti i pazienti di una disfunzione vertebrale a livello di C1.
In questo studio sono stati effettuati 4 trattamenti in 8 settimane ed i risultati hanno dimostrato una riduzione del dolore ed un miglioramento nella qualità della vita dei pazienti. Interessante in questo lavoro l’individuazione di una disfunzione tipica dei soggetti emicranici cioè quella della prima vertebra cervicale.
Sicuramente nell’approccio all’emicrania diventa importante considerare anche l’approccio osteopatico cranio-sacrale, argomento controverso e le cui basi scientifiche sono ancora abbastanza controverse (Guillaud et al, 2016; Hamm, 2011; Hartman & Norton, 2002).
Esiste però in letteratura un lavoro di Arnadottir & Sigurdardottir (2013) che si prefigge lo scopo di valutare se e quanto la terapia cranio-sacrale è efficace per l’emicrania, tesi sostenuta da alcuni autori come Upledger (2004).
Anche in questo lavoro è stato utilizzato il questionario HIT-6 che valuta gli effetti della patologia sulla salute e sul benessere del paziente. Nella procedura 4 terapeuti di cui tre fisioterapisti ed un’infermiera esperti in tecniche cranio sacrali hanno effettuato 6 trattamenti nell’arco di due mesi in un campione di 20 soggetti. Il trattamento considerava la zona pelvica, il diaframma, i muscoli ioidei, i muscoli sottoccipitali, le suture craniali e faciali e con un rilascio di guaine spinali e meningi. Anche in questo lavoro i risultati sono stati incoraggianti con un significativo abbassamento dei punteggi HIT-6.
Questo lavoro presenta però alcune criticità, prima fra tutte gli operatori non erano osteopati esperti, manca un vero e proprio gruppo di controllo e non si tiene in conto l’effetto placebo e in più il trattamento non si limita all’area cranio-sacrale ma comprende anche struttura anatomiche diverse.
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA
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