L’Osteopatia Classica:
Origini e Sviluppo

Lo studio dei Principi dell’Osteopatia, come della sua Storia e di alcune peculiari Tecniche e approcci legati all’Osteopatia Classica, è parte fondamentale del percorso di ogni futuro Osteopata. Per questo motivo, presso la Scuola di Osteopatia ASOMI, vengono sviluppati questi importanti argomenti in specifici moduli formativi che costituiranno una parte molto importante del vasto bagaglio professionale dell’Osteopata.
L’osteopatia deve la sua nascita al Dr. Andrew Taylor Still, che proprio tra il 1857 e il 1860 con le sanguinarie battaglie tra pro e contro schiavitù, e in seguito nel 1865 diventando medico chirurgo nell’esercito durante la guerra di secessione americana, approfondisce le proprie conoscenze di anatomia, dissezionando moltissimi cadaveri. Egli stesso dichiara che nel 1874, grazie allo studio, la ricerca e l’osservazione, si è potuto gradualmente avvicinare a una scienza che sarebbe stata di grande beneficio per il mondo, issando la bandiera dell’Osteopatia.

Osteopatia Classica: La definizione di Still

L’osteopatia classica è, secondo la definizione tecnica di Still, quella scienza che consiste nella conoscenza della struttura e delle funzioni del corpo umano e ciò consente, tramite trattamenti osteopatici, di lavorare in armonia con la natura per ripristinare gli equilibri normali e ritrovare lo stato di salute. (Paulus S, 2012)

Negli anni a seguire ci furono numerose altre definizioni nel tentativo di aggiornare la filosofia osteopatica alla luce delle nuove scoperte nel campo della biologia cellulare, chimica e fisica fino alla definizione attuale di filosofia osteopatica: un concetto supportato da una crescente conoscenza scientifica che abbraccia il concetto di unità della struttura (anatomia) e della funzionalità (fisiologia) dell’organismo vivente (American Association of Colleges of Osteopathic Medicine [AACOM], 2011).

Still discute del ruolo primario dell’arteria; spiega come disturbi locali o generali del flusso sanguigno possano provocare disfunzioni; infine descrive il metodo con il quale le ossa potrebbero essere utilizzate come strumenti per alleviare la pressione sui nervi, vene e arterie e quindi ripristinare il corretto flusso sanguigno. Una lesione, come ha definito questa interruzione del flusso, è qualsiasi cambiamento delle strutture dei tessuti in termini di dimensioni, struttura, e posizione. Durante il XX secolo, altri osteopati hanno identificato il fenomeno descritto da Still come la disfunzione somatica. (Torsten L, 2016)

La recente definizione di disfunzione somatica, infatti, la identifica come una funzione compromessa o alterata delle componenti relative del sistema somatico, ovvero le strutture scheletriche, artrodiali e miofasciali con i relativi elementi vascolari, linfatici e neurali. (AACOM, 2011)

Il trattamento osteopatico classico si basa su quattro principi enunciati e rielaborati nel corso della storia di questa disciplina. Questi principi hanno una valenza molto importante nella formazione di ogni osteopata professionista e sono quindi integrati nel modulo di Principi di Osteopatia, insegnato nella Scuola di Osteopatia ASOMI:

  1. L’essere umano è un’unità dinamica di funzione.
  2. Il corpo possiede meccanismi di autoregolamentazione che sono auto-guarigione in natura.
  3. Struttura e funzione sono interconnesse a tutti i livelli.
  4. Il trattamento razionale si basa su questi principi. (Paulus S, 2012)
In Europa e nel resto del mondo, l’osteopatia classica ha seguito un percorso completamente diverso. Il merito di aver portato l’osteopatia in Europa va attribuito a John Martin Littlejohn. Nel 1892 si trasferisce negli USA per completare gli studi in medicina e nello stesso anno incontra Andrew Taylor Still. Littlejohn si reca infatti a Kirksville per consultare Still su problemi di salute cronici. Questo incontro è cruciale: Littlejohn resta letteralmente folgorato dalla tecnica e decide di diventare osteopata. L’osteopatia in Europa arriva grazie a quest’ultimo che fonda la prima scuola in Inghilterra nel 1917, la British School of Osteopathy – BSO di Londra (attualmente UCO University College of Osteopathy).

John Littlejohn ha proseguito l’opera di Still, avvalendosi naturalmente di quei nuovi elementi apportati dallo sviluppo delle scienze mediche e della medicina scientifica. Studiò particolarmente le relazioni che esistono tra i vari livelli della colonna vertebrale e gli organi del corpo, ed anche l’adattamento dell’uomo alla verticalità. (Tricot P, 2013)

Infine, non si può non citare John Wernham, allievo di Littlejohn, che ha dedicato gran parte della sua vita ad approfondire gli studi del suo maestro, fondando nel 1984 il Maidstone College of Osteopathy. Nell’era contemporanea, il coordinamento dell’evoluzione, dello sviluppo e dell’insegnamento della filosofia osteopatica è stato affidato all’Educational Council on Osteopathic Principles (ECOP) dell’American Association of Colleges of Osteopathic Medicine (wikipedia).

Il corpo è un organismo vivente, vitale e soggetto alle leggi della gravità. L’incapacità del corpo di sostenere questo stress e l’adattamento scorretto risultante rispetto alla gravità porta a una fisiologia alterata e facilmente a una disfunzione. Littlejohn ha unito la conoscenza fisiologica del suo tempo con i concetti osteopatici di AT Still, osservando la colonna vertebrale, sia nel suo insieme sia individualmente, e la sua relazione all’interno del corpo. (Seffinger, n.d.)

È riuscito ad identificare quattro tipologie di archi:

  • Strutturale
  • Funzionale
  • Arco centrale/doppio arco
  • Fisiologico (le linee curve)
L’analisi di ciascuno di questi archi e dei loro rispettivi perni permette a un osteopata di comprendere i modelli di disfunzioni e determinare il trattamento. L’analisi e l’osservazione delle curve vertebrali si è basata su numerosi caratteri, quali ad esempio la morfologia vertebrale o lo sviluppo embriologico o la funzione della singola vertebra. Il risultato fu una serie di archi e chiavi di volta. Le chiavi di volta non sono necessariamente il punto massimo di curva, piuttosto è la vertebra più importante nel arco. (Andrews, 2019)

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